Pubblicato il 18 febbraio 2015 su “35mm.it”
Il più grande successo commerciale degli ultimi anni – un vero e proprio caso letterario – è colorato: ha Cinquanta Sfumature di Grigio e altrettante di Nero e di Rosso.
L’autrice, E.L. James (pseudonimo di Erika Leonard) ha venduto 100 milioni di copie dei vari libri della trilogia. È difficile rintracciare dati certi sulle vendite dei classici, ma – tanto per farci un’idea – pare siano all’incirca quelle vendute da Agatha Christie di Dieci Piccoli Indiani o da J.R.R. Tolkien di Lo Hobbit; il doppio di Umberto Eco con Il Nome della Rosa. Il re del romanzo commerciale, Dan Brown, è arrivato “solo” a 80 milioni di copie con Il Codice da Vinci. Il confronto più indicativo è quello con la “trilogia delle trilogie”: Il Signore degli Anelli , pubblicata tra il 1954 e il 1955: in sessant’anni ha venduto 150 milioni di copie.
È il caso di gridare allo scandalo? Probabilmente sì, ma certo non per le tematiche sadomaso trattate dai libri e dal primo film, uscito – non si sa bene perché – il giorno di San Valentino. Confessiamo di non averlo visto (Nota: L’ho visto successivamente, ma l’articolo non migliora il mio parere di una virgola, anzi…). Da notare che molte delle critiche uscite in questi giorni lo descrivono migliore del libro. Ammettere di aver letto la trilogia delle Cinquanta Sfumature è un po’ come confessare di vedere Il Grande Fratello o di aver votato Forza Italia: non lo fa quasi nessuno, ma fatto sta che il GF è arrivato, in Italia, alla tredicesima edizione e Berlusconi ha governato per vent’anni (Nota: Purtroppo le edizioni del GF sono arrivate a 15, ma – se non altro – Forza Italia è al minimo storico).
Criticare questi libri è un po’ come sparare sulla Croce Rossa: stilisticamente inconsistenti, di basso livello letterario, ricolmi di luoghi comuni, con un lessico di una povertà sconcertante.
La “vocina interiore” – che a volte diventa “Dea interiore” – è irritante, quasi come il labbro che la protagonista si mordicchia in continuazione e anche come i suoi ormoni, chiamati ripetutamente in causa.
È un libro noioso. Ne parlo al singolare, perché non ho letto né il secondo, né il terzo e, soprattutto, non ho la minima intenzione di farlo. In fondo è un peccato, perché la storia avrebbe delle potenzialità. Se le pagine riservate ai dettagli minuziosi delle pratiche sessuali tra i due (che, lasciate di più all’immaginazione del lettore sarebbero state di gran lunga più erotiche) fossero state dedicate all’approfondimento dei personaggi, ne sarebbe potuto uscire qualcosa di buono. In questo modo, invece, sembra un pessimo Harmony (con il massimo rispetto per gli Harmony, che hanno una valida ragion d’essere), scritto da un’adolescente e non da una matura casalinga cinquantenne.
I due protagonisti non sono credibili, ma noiosi (l’ho già detto?) e anche antipatici. C’è il solito cliché della sindrome della crocerossina, capace di guarire e redimere l’affascinante protagonista maschile, solo che Christian Gray di fascino ne ha davvero poco, pochissimo. È un uomo malato, uno stalker, uno che considera le donne semplici oggetti da possedere e dominare. Il suo passato non lo giustifica, né lo rende più umano, almeno non per come viene descritto nel libro. Anastasia Steele sembra un’adolescente di cinquant’anni fa piuttosto che una giovane donna moderna, con tanto di laurea in letteratura inglese. È insipida, scialba, priva di attrattive e ci si chiede di continuo cosa ci abbia visto Grey in lei.
Insomma, il tutto proprio non sta in piedi. E allora? Come mai questo grande successo?
Di certo alla base di tutto c’è un sapiente lavoro di marketing. Qualcuno ha compreso di avere tra le mani una miniera d’oro. Forse c’è la curiosità nei confronti di un mondo torbido, in gran parte sconosciuto, una certa pruderie o il fatto che la vicenda venga spacciata per una grande storia d’amore, molto particolare. Il tutto condito con lusso sfrenato, oggetti griffati, potere, sesso. I soliti ingredienti, insomma.
Sulla scia del successo dei libri è stato creato un impero: sex-toys come quelli descritti, indumenti ispirati alla saga (particolarmente raccapriccianti le tutine da neonato che ricordano con scritte esplicite le attività materne riconducibili a nove mesi prima), gadget di ogni tipo. In rete si trova di tutto: se volete avere il privilegio di visitare il favoloso appartamento di Christian non dovete far altro che andare all’indirizzo http://www.christiangreysapartment.com ed entrare.
La signora James – o Leonard – è anche la produttrice del film. Le sue Cinquanta Sfumature hanno suscitato scalpore e creato due fazioni parimenti agguerrite: gli entusiasti e i detrattori.
Le ragioni portate dagli entusiasti sono le più interessanti, dato che le altre sono piuttosto scontate. Solo su Amazon ci sono 62 pagine di commenti e, se si ha voglia di perdere un po’ di tempo, la loro lettura può risultare più vivace di quella dei libri. Alcune opinioni sono condivisibili: si rivendica la libertà di leggere ciò che si desidera senza essere giudicati negativamente (sacrosanto) e molti accusano i critici di essere invidiosi per il successo raggiunto (non è da escludere). In un mondo così difficile e chiuso come quello editoriale – soprattutto italiano – sarebbe ipocrita non dire che tanti bravi autori mai pubblicati hanno il fegato ingrossato di questi tempi. C’è chi lo ha letto per legittima curiosità o spinto dal voler conoscere qualcosa in più sulle pratiche sadomaso; chi lo ritiene una “bibbia del sesso estremo” e trarne spunti per rendere più vivace la sua vita sessuale.
Poi, però, troviamo frasi come “Christian Grey è un vero maschio alfa” oppure “Dà alle donne la possibilità di vivere un sogno”, o – ancora – commenti maschili del tipo “Il successo dimostra che questo è ciò che le donne vorrebbero da un uomo” e a questo punto, francamente, cadono le braccia.
Al commento “Tutte noi donne vorremmo vivere una storia d’amore così” ho chiuso il browser. In un’epoca che ha creato l’orribile termine “femminicidio” e la violenza sulle donne è all’ordine del giorno, dove esistono le “quote rosa” – che altro non sono se non una discriminazione ulteriore – beh… ridateci Jane Austen e fateci sognare Mr. Darcy.
Concludendo: molti criticano le Cinquanta Sfumature ma – a quanto pare – quasi tutti le leggono.
Perché?
Non l’ho capito.