James Bond ha avuto molti volti: Sean Connery ha interpretato i primi cinque film, seguito da George Lazenby – che quasi nessuno ricorda – in un’unica occasione. È poi tornato ancora Connery, ma per un solo film, cedendo il passo a Roger Moore per i successivi sette. Con Moore, Bond diventa un po’ più snob, simile a Lord Brett Sinclair di Attenti a quei due, ma sia l’interprete che il periodo sono gli stessi e non c’è da stupirsene.
Nel 1987-89 Bond viene interpretato da Timoty Dalton, attore gallese che con 007 trova la notorietà. Il suo Bond è più crudo e realistico dei precedenti e anche più credibile. Ma al pubblico non piace. Per disaccordi con la produzione e a causa del flop al botteghino americano del secondo film, Dalton lascia e Bond ci abbandona per ben sei anni. Tornerà con l’irlandese Pierce Brosnan,
Brosnan è Bond per sette anni e quattro film. Si era pensato a lui già dopo l’abbandono di Dalton, ma l’attore in quel periodo era impegnato contrattualmente in una serie televisiva. È un successo di critica. Il Bond di Brosnan viene giudicato il più completo psicologicamente, sensibile e vulnerabile; insomma, piace molto di più.
Bond ritrova la fama; i film hanno un grandissimo successo di pubblico, stracciando i record precedenti. Purtroppo – però – gli attori invecchiano e i personaggi no. Con grande delusione dei suoi fans, anche Brosnan è costretto a lasciare.
L’ultimo Bond, quello attuale, è Daniel Craig. Ci furono un po’ di nasi storti quando venne scelto, pur presentandosi con un ottimo curriculum. Era difficile lasciarsi alle spalle un personaggio come quello rappresentato da Pierce Brosnan; invece, anche questa volta fu un successo e Casino Royale – primo romanzo, ma ventunesimo film ufficiale – conquistò pubblico e critica.
Il James Bond cinematografico è famoso anche per le musiche che lo accompagnano. Prima fra tutte, il celebre tema che lo identifica dopo sole quattro note, scritto da Monty Norman, musicista e compositore britannico, nel 1962. In seguito, molti cantanti famosi hanno fatto a gara per interpretare la colonna sonora dei vari film: da Tom Jones a Nancy Sinatra, da Paul McCartney – insieme alla moglie Linda – ai Duran Duran, da Tina Turner a Madonna.
Il compositore principe dei temi d’apertura di Bond (sono quasi tutti suoi fino al 1987, in dodici film) è l’inglese John Barry, cinque volte premio Oscar, ma mai per le musiche di Bond.
L’Agente 007 non piace alle giurie degli Accademy Awards. È stata fatta un’eccezione nella Notte degli Oscar del 24 febbraio 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della prima apparizione di Bond. Era impossibile ignorare la serie più longeva della storia del cinema. Venne proiettato un filmato di pochi minuti con scene tratte dai film e Shirley Bassey – che di sigle ne ha interpretate ben tre – cantò Goldfinger, forse la più famosa di tutte, con standing ovation finale delle star presenti alla serata.
James Bond è uno dei personaggi più inverosimili che uno scrittore abbia creato, ma piace ancora oggi. Certo, l’atteggiamento del pubblico è cambiato: il suo fascino non ha impedito le lamentele dei romani per una città con un traffico ancora più caotico del solito e interi quartieri inagibili. Ma la produzione di Spectre ha finanziato la pulizia di Ponte Sisto e degli argini del Tevere, ha riasfaltato strade (dopo che la famosa Aston Martin era finita in una buca durante la scena di un inseguimento, fatto che accade sovente anche alle nostre più umili utilitarie), ha portato a nuovo decoro i marciapiedi e gli arredi urbani, ha fornito pasti caldi ai senzatetto durante le riprese nei pressi di San Pietro. Sono persino riapparsi i vigili urbani in servizio notturno, miracolosamente guariti dalle ricorrenti malattie.
La proverbiale ironia capitolina, figlia di Pasquino, Belli e Trilussa, non si è fatta attendere. Sulla rete il messaggio è stato univoco: “Vogliamo James Bond Sindaco di Roma!”