Oliver Wolf Sacks

A prima vista, il suo nome a tanti dirà poco. Ma non per molto.

Oliver Sacks è stato un medico e uno scrittore britannico, nato a Londra nel 1933 e morto a New York il 30 agosto del 2015.

Entrambi i suoi genitori erano medici e la madre è stata una delle prime donne chirurgo d’Inghilterra. Pare che il giovane Oliver, invece, amasse la chimica ma, in una famiglia così, non ha avuto grandi possibilità di scelta. I genitori lo volevano medico e lui li accontentò. Studiò e molto. Anche la chimica. Si trasferì prima in Canada e poi negli Stati Uniti, studiando sempre, e divenne uno dei neurologi più famosi al mondo.

fotoL’ho presentato anche come scrittore: non un autore di saggi scientifici complicati e incomprensibili ai non addetti ai lavori, però (o, almeno, non solo). Sacks aveva la penna di un romanziere. Attraversando il confine tra scienza e narrativa, ha saputo descrivere casi clinici come fossero racconti, scrivendo probabilmente i libri più affascinanti sul funzionamento della mente umana.

I suoi personaggi erano i suoi pazienti, i casi che aveva studiato. Fu in grado di rendere le più oscure sindromi neurologiche accessibili al grande pubblico, esplorando il funzionamento del nostro cervello.

Questa sua prerogativa gli attirò molte critiche, sia dagli scienziati che dai letterati. Fu accusato di venir meno alla riservatezza tra medico e paziente, anche se pare ottenesse l’assenso delle persone coinvolte; certo, trattandosi spesso di casi psichiatrici, qualche dubbio è lecito. Fu anche accusato di sfruttare le malattie così come il dolore, la sofferenza da loro provocati per ricavarne un vantaggio personale. Ma di certo non sarò io a giudicarlo, non avendone – peraltro – né la facoltà né gli strumenti.

Quel che so, è che Sacks è un personaggio affascinante.

Un uomo complesso. Curioso, non comune, fuori dagli schemi, per certi versi eccentrico. Provò su di sé l’effetto di varie droghe per poterne descrivere gli effetti (“Allucinazioni” – 2012).

Un uomo che ha sofferto, certamente. Ebreo, fu bambino negli anni della guerra; solo alla fine della sua vita si dichiarò apertamente omosessuale; fu lui stesso vittima di malattie terribili e invalidanti, ma conservò sempre, fino all’ultimo giorno, la volontà di vivere la vita fino in fondo. Vale certamente la pena di leggere la sua ultima opera letteraria – “On the Move: a Life” – e cioè la sua autobiografia. In Italia è stata pubblicata un mese dopo la sua morte da Adelphi, editore di tutte le altre opere di Sacks tradotte nella nostra lingua.

Perché lo conosciamo, quindi?

Se siete amanti dei libri, avrete almeno sentito nominare uno dei suoi titoli più conosciuti, “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” del 1985 (Adelphi 1986), ma anche l’altra dozzina rientra nella categoria dei bestseller. Alla sua morte ha lasciato altri manoscritti già pronti e al momento ne sono stati pubblicati postumi tre.

Se invece non siete lettori, probabilmente lo avrete conosciuto attraverso un film molto intenso, candidato a ben tre premi Oscar: miglior film, migliore sceneggiatura non originale, miglior attore protagonista (Robert De Niro): “Risvegli” (1990).

risvegli film

A metà degli anni sessanta, Sacks lavorò con un gruppo di pazienti sopravvissuti alla pandemia di encefalite letargica nel 1920, una malattia infiammatoria del cervello che lascia i malati in stato catatonico. Su questi pazienti, in quello stato da decenni, Sacks sperimentò un farmaco, la LEVO-DOPA (o L-DOPA), oggi utilizzato nella cura del morbo di Parkinson, riuscendo a “risvegliarli”. Purtroppo l’effetto del farmaco fu solo temporaneo e tutt’altro che privo di effetti collaterali. Questi pazienti e i trattamenti ai quali furono sottoposti sono narrati nel libro “Risvegli”, appunto, del 1973 (Adelphi 1987).

Il film è struggente. Robert De Niro fornisce la sua ennesima prova di attore sublime. A ulteriore riprova dell’estrema professionalità e di un non comune perfezionismo, nel periodo precedente l’inizio delle riprese frequentò Sacks e l’ospedale nel quale lavorava. Lo stesso Sacks narrò di aver notato, dopo un pò, un netto cambiamento nella postura dell’attore, già immedesimato nella parte del malato.

Altro protagonista è l’indimenticato e indimenticabile Robin Williams, nei panni del medico, che però ha un nome diverso da quello di Sacks. Anche la sua interpretazione è profonda e commovente.

Ecco, questo è Oliver Wolf Sacks e vale la pena conoscerlo e sapere chi sia.

A dimostrazione che a volte nel mondo appaiono uomini una spanna più in alto di tanti, dotati di qualcosa di speciale che non so definire, riporto qui le parole da lui scritte il giorno del suo ottantesimo compleanno:

«Non penso alla vecchiaia come a un’epoca triste da sopportare, ma un tempo di piacere e libertà: libertà dalle fastidiose urgenze di giorni precedenti, libertà di esplorare i miei desideri e di legare assieme pensieri e sentimenti di una vita.»

 

 

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