Pensieri sparsi

Sono stata tre mesi senza scrivere niente sul blog. Un periodo un po’ così… tra riflessioni, pensieri sparsi, considerazioni tendenti al depresso. E una domanda ricorrente: vale la pena continuare a scrivere?

Probabilmente non ne ho la capacità, oltre che – al momento – la voglia.

Belle recensioni, fino a ora. Quasi nulle le critiche. Forse non è un bene. Già, perché altrimenti non si spiega. Cos’è che fa vendere un libro? Cosa lo rende piacevole per i lettori? Io non lo so, è evidente.

Gli autori – specie gli esordienti – sono presuntuosi. Questo è un dato di fatto. Pensano tutti di aver scritto un capolavoro e ne sono gelosi, al punto da non volerne modificare neppure una virgola. Io vorrei invece sapere se e cosa sbaglio, avere giudizi sul mio lavoro, essere in grado di migliorarlo, ma sono state scaricate centinaia di copie dei miei romanzi senza neppure un riscontro di ritorno.

Non mi piace andare in giro a chiedere recensioni a blogger supponenti. Le uniche che ho chiesto (e ricevuto) sono di persone che mi sono piaciute a pelle, prive di arroganza e, soprattutto, gentili.

Sono i lettori a decretare la validità di un romanzo. A loro non interessa se utilizzi o meno la “d” eufonica, se segui le regole della “scrittura creativa”, se il tuo romanzo è “distopico” o “steampunk fantasy” o chissà cosa… il tuo libro deve farli sognare, trasportarli in un altro luogo e far vivere loro un’avventura. Devono amare (oppure odiare) i tuoi personaggi, immedesimarsi in loro, incoraggiarli, sostenerli.

Quando mi imbatto in un romanzo che mi piace particolarmente scrivo sempre all’autore per fargli le mie congratulazioni e ringraziarlo. Se il libro non mi piace, invece, non dico niente. Tanti libri che non mi sono piaciuti affatto hanno avuto un enorme successo. Perché denigrarli? Evidentemente i miei gusti differiscono da quelli della maggioranza, in qualche caso.

Se tanto mi dà tanto, i miei romanzi, evidentemente, non suscitano niente, né nel bene né nel male. Il nulla.

“Devi scrivere per te, non per i lettori”, mi dicono. Non sono d’accordo. Un romanzo ha senso se viene letto, altrimenti non è differente da un elenco del telefono, che ormai nessuno consulta più. Voglio continuare a scrivere elenchi del telefono? Non lo so.

 

 

 

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Borghettaro ha detto:

    Secondo me il vero scrittore dovrebbe prima immedesimarsi nel lettore e poi scrivere ciò che il lettore di aspetta da lui

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    1. barbarastefanini ha detto:

      Eh, ma i lettori non sono mica tutti uguali. Poi, che non si possa piacere a tutti lo si sa.

      Piace a 1 persona

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